INADEGUATE LE MISURE INTRODOTTE DAL D.L. “CURA ITALIA” PER SOSTENERE IL PAGAMENTO DEI CANONI DI LOCAZIONE DELLE ATTIVITA’ CHIUSE PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Comunicato stampa

L’U.P.P.I., riunito in seduta straordinaria urgente in videoconferenza il Comitato di Presidenza, i presidenti delle Commissioni Fiscale, Urbanistica e del Centro Studi Giuridici, giudica negativamente l’unica misura introdotta dal D.L. “Cura Italia” che dovrebbe, secondo il Governo, fronteggiare gli effetti negativi sulle locazioni derivanti dalla chiusura dei negozi, dei ristoranti e di quasi tutte le attività commerciali, artigianali, alberghiere e professionali, imposta per fronteggiare l’emergenza di Coronavirus.

È sconcertante che, per sorreggere il settore immobiliare, nella sua complessa varietà di tipologie, sia stato previsto unicamente un credito di imposta, pari al 60% del canone di locazione del mese di marzo, esclusivamente per le botteghe e i negozi, rientranti nella categoria C/1, non solo dimenticando tutte le altre categorie catastali, ma introducendo uno strumento non così efficace, in quanto un credito di imposta non assume alcun significato in un contesto di impossibilità reale di produrre reddito.

L’U.P.P.I. fa presente al Governo che le aziende, se si trovassero nella condizione di rimanere inattive per due o tre mesi, potrebbero addirittura non riuscire più a riaprire. Risulta pertanto umiliante dover ricordare ai tecnici del Governo che i crediti di imposta, possono essere utilizzati in compensazione solamente con imposte e contributi a debito.

Sono rimaste del tutto inascoltate le richieste, fatte al Governo dall’U.P.P.I., di provvedere, in tempi brevi, alla soppressione del pagamento dell’acconto IMU di giugno e di introdurre una cedolare secca al 5% per i canoni di locazione, relativi al 2020, per i quali i proprietari avessero concordato con i conduttori una riduzione, fino ad un massimo del 40%.

L’U.P.P.I. aveva richiesto, e continua fermamente a richiedere, che la riduzione dei canoni di locazione sia oggetto di una scrittura privata registrata ed attestata obbligatoriamente dalle associazioni sindacali dei proprietari e degli inquilini, al fine di poter beneficiare della tassazione agevolata, lasciando alle parti la possibilità di concordare reali diminuzioni dell’affitto secondo le singole esigenze.

’U.P.P.I. richiede, inoltre, l’estensione della cedolare secca al 10% ai contratti di locazione ad uso abitazione a canone concordato stipulati in tutti i comuni essendo la nazione italiana in stato di calamità.
Nonostante, dal 2012 al 2018, i proprietari di casa abbiano versato 156 miliardi di Euro di IMU e TASI, nello stesso periodo, per sottostare alle politiche di austerità imposte dall’Unione Europea, i vari Governi hanno sottratto 37 miliardi di Euro al sistema sanitario nazionale che si sono tradotti in un taglio di 70.000 posti letto e di 359 tra reparti e piccoli ospedali.

Se il Governo non deciderà di adottare misure coraggiose ed efficaci, al termine dell’emergenza sanitaria, ci ritroveremo davanti ad un’emergenza economica di pari drammaticità.

Roma, 18 marzo 2020

Il Presidente Nazionale UPPI
Avv. Gabriele Bruyère

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Comunicato stampa del 20 ottobre 2017

 

Comunicato stampa del 20 ottobre 2017

Soddisfazione per il contenuto dell’accordo sui contratti di locazione abitativa concordati il 20 ottobre 2017 in Palazzo Vecchio e sottoscritto da UPPI (più altre organizzazioni per la casa). Consentiranno il giusto equilibrio tra le esigenze della proprietà e le istanze dei conduttori sui livelli del canone di locazione per l’intera Area Metropolitana Fiorentina.

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Comunicato stampa: l’UPPI apprende con soddisfazione la mancata approvazione da parte del Governo del secondo decreto sul catasto

Comunicato stampa: l’UPPI apprende con soddisfazione la mancata approvazione da parte del Governo del secondo decreto sul catasto

L’UPPI ha appreso con soddisfazione la notizia che il Governo nel Consiglio dei Ministri, convocato per oggi, non approverà il secondo decreto delega sul catasto riguardante il nuiovo algoritmo per la determinazione dei nuovi valori catastali per 63 milioni di immobili in Italia.

Ancora una volta l’UPPI ha colto nel segno e ha ottenuto il risultato sperato. La riforma del Catasto è stata bloccata dal Governo perché evidentemente Renzi si è accorto che il nuovo algoritmo presentava notevoli problemi di applicazione e avrebbe messo a rischio il principio dell’invarianza di gettito, principio fondamentale dal quale non si può prescindere anche per evitare ulteriori sperequazioni tra gli stessi proprietari di immobili. Difatti il meccanismo del c.d. algoritmo, sulla del quale determinare i valori catastali, non appare realizzabile attesa la eccessiva eterogeneità di situazioni locali caratterizzanti l’intero patrimonio immobiliare nazionale.

L’UPPI aveva per prima evidenziato, dalle simulazioni che avevano predisposto le proprie Commissioni Urbanistica e Fiscale, che con la riforma così come la si stava portando avanti emergeva un incremendo delle rendite catastali fino a sei volte, facendo quindi venire meno il rispetto dell’invarianza di gettito che era conditio sine qua non per potere dare corso a questa epocale riforma.

Consapevole che la pressione fiscale sugli immobili ha raggiunto livelli insostenibili e che, nel 2014, ha superato i 42 miliardi di Euro con un aumento negli ultimi tre anni del 160%: dai 9,2 miliardi del 2011 ai 23,9 miliardi del 2014, l’UPPI ha ritenuto di dare corso ad una serie di convegni nelle principali città italiane al fine di informare sia i proprietari di casa che i professionisti interessati sull’iter della riforma stessa, convegni che hanno visto la partecipazione oltre che di un numeroso pubblico, anche di politici e della stessa Agenzia delle Entrate. In detti convegni è emerso che non risulta assolutamente chiaro né credibile che la riforma avrebbe dovuto realizzarsi attraverso la c.d. invarianza di gettito stante la assoluta mancanza di dati per la formazione di campioni esaustivi.

In tutti i convegni è emerso che l’aumento della pressione fiscale sugli immobili ha fortemente danneggiato il settore dell’edilizia e delle costruzioni e che non può esserci una vera ripresa in Italia senza una riduzione delle tasse sugli immobili, sopratutto di quelle locali.

Con alle porte l’introduzione della Local Tax dal 2016 che andrà a sostituire l’IMU e la TASI, l’UPPI si chiede se la promessa che le tasse saranno ridotte sia ancora dredibile e per contro non si abbia davvero intenzione di continuare a mettere mano nelle tasche dei piccoli proprietari immobiliari.

Roma, 23 giugno 2015